(Anno X n° 3/4 del 15.12.2011)
Da Pag. 1.
Berlino la "città del muro"
Tina Grillo Giordano
La prof. Myla Pasqualucci, ha tenuto per noi, "Amici dello Jaci" una lectio magistralis su "Berlino, la città del muro".
La
lectio, oltre ad avvincere per quasi due ore la nostra attenzione, ci
ha dimostrato l'amorevole rapporto di Myla con la storia.
L'oratrice esordisce mettendo in evidenza tre importanti anniversari legati al 2011:
1) Il 17 marzo i 150 anni dell'Unità d'Italia;
2)
il 13 agosto: i 50 anni della costruzione del muro di Berlino;
ricordiamoci di quel muro che nell'agosto del 1961 veniva eretto
improvvisamente di notte dai soldati della Germania est;
3)
decimo anniversario dell’attentato alle torri gemelle di New York e al
Pentagono di Washington: 2749 vittime, dolori e distruzioni. La
sconfitta della Germania ne sconvolge l'assetto territoriale e umano; la Prussia orientale, la Pomerania e la Slesia
vengono annesse alla Russia e alla Polonia. Circa nove milioni di
profughi vengono riassorbiti fra il 1945 e il 1955. New York e al
Pentagono di Washington: 2749 vittime, dolori e distruzioni.
La
disfatta rimette in discussione l'unitä territoriale, il disaccordo fra
i vincitori conduce ala divisione della Germania; la Repubblica
federale tedesca con Bon capitale e la Repubblica
democratica tedesca con capitale Dankov Berlino viene divisi in quattro
settori controllati rispettivamente da Americani, Inglesi, Francesci,
Russi. Nel corso degli anni nascono forti tensioni; il blocco che dal
giugno del 48 si estese fino al maggio del 49.Berlino viene salvata dal
"ponte aereo" che fornisce alla città cibo e carburante.
La
vita per i berlinesi diviene sempre più dura quando, alle prime luci
dell'alba della domenica 13 agosto1961 le truppe della DDR iniziano la
costruzione del “Muro”, che avrebbe diviso l’ex capitale separandone le
strade, i marciapiedi dai palazzi, interrompendo le linee della
metropolitana, sovvertendo la vita di centinaia di migliaia di berlinesi
che attraversano quotidianamente i confini fra i quattro settori,
ponendo fine all'attività lavorativa di 65 mila berlinesi,
impossibilitati a recarsi sul posto di lavoro. Lunghezza del muro: 167 m.; altezza 3 m.;
reti sommerse sul fiume Sprea per impedirne l’attraversamento a nuoto
fra i due settori. Restrizioni di ogni genere; zona di sicurezza con
toni di osservazione, guardie dotate di binocoli e mitragliatrici, visto
d'entrata limitato, pagamento di pedaggio, ispezione accurata di auto
in entrata e uscita. Il luogo in cui parenti e amici potevano
incontrarsi fu denominato dal berlinesi "palazzo delle lacrime". Sono
lunghi anni di sofferenze, fughe, morti, rivolte, speranze.
Lentamente
la tensione si attenua. La visita di John Kennedy, che avanti al muro
esclama "io sono un berlinese", la visita di Ronald Reagan che chiede a
Mikhail Gorbaciov l’apertura del muro. E’ stata proprio la politica
distensiva di Gorbaciov a far nascere un lento avvicinamento fra il
blocco comunista ed il mondo occidentale e quindi la caduta del muro
del novembre dell'89.
Chi non ricorda la gioia, entusiasmo di quei ragazzi festanti che picconava quell'orrendo simbolo di oppressione?
Con la caduta del muro ha inizio una frenetica ricostruzione di Berlino.
Circa
duecento architetti provenienti da 15 paesi d'Europa, Asia, Africa,
vengono coinvolti nel progettare ed ergere edifici di grande armonia che
fonda l'impronta post-moderna con il classicismo prussiano.
Il ricordo del muro serve da monito ai popoli affinché lavrino per il progresso morale e civile foriero di pace.
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Da Pag. 12.
I Gesuiti a Messina
La presentazione alla cittadinanza
del testo di Silvio Antonio Palmiro Catalioto vuole ricordare e
dare nuovo vigore alla Compagnia di Gesù, anch’essa afflitta dalla crisi vocazionale.
Ignazio
di Loyola, fondatore della “Compagnia di Gesù”, uno dei più grandi
santi della cristianità (1491-1556) fu certamente il più accanito
avversario di Lutero, che iniziò l’era del protestantesimo. Egli chiamò i suoi
confratelli “soldati di Cristo”, ma non nel senso dei crociati, che intendevano
distruggere gli infedeli musulmani con le armi, ma con la spiritualità più
seria e rigorosa. La dottrina e la cultura cattolica devono piegare e
convertire i riottosi e ribelli: ciò ha fatto dei “gesuiti” i sacerdoti più
preparati e devoti al papato, ciò è provato dal corso di studi certamente più
lungo e difficile degli aspiranti alla missione ecclesiastica.
Una
personalità del calibro di Ignazio non poteva lasciarsi sfuggire Messina, città
allora importantissima per il suo porto franco, concessole dal figlio di
Federico Barbarossa, sin dal 1200: egli istituì la prima casa dei Gesuiti, nel
1548.
Da
allora, gli istituti di S. Ignazio sono stati punti di riferimento per le
persone colte ed i giovani.
Prima
dell’ultima guerra, a Piazza Cairoli il palazzo dei Gesuiti sorgeva dove c’è
ora la ditta Oviesse. L’edificio ospitava per i laici il Ginnasio,
il Liceo classico e l’Istituto Magistrale (parificati). Alle spalle
dell’ingresso la chiesa-parrocchia di Santa Maria La Scala.
Alla messa domenicale era presente sempre la crème della società messinese.Nel 1975, per una improvvisa crisi economica i Padri Gesuiti furono costretti a vendere il sontuoso ed artistico palazzo del centro cittadino, per saldare dei debiti contratti dalla Casa di Catania. Grande fu il disappunto della popolazione messinese, che era legata in modo viscerale alla gloriosa Casa. Ivi infatti si erano educati e formati migliaia di professionisti, artisti, ecc.
I presbiteri ed il personale dell’Istituto trovarono ospitalità nell’edificio di Giostra, sino ad allora solo seminario; questo era stato assegnato alla Confraternita da Mons Angelo Pajno in comodità d’uso durante il suo arcivescovado.
La crisi delle vocazioni religiose non ha fatto sinora fermare la volontà dei sacerdoti, che fra sacrifici enormi e stenti hanno tenuto aperta la casa, aprendo la porta anche alla tecnologia.
E’arrivato però il momento di aprire gli occhi, se non si vuole perdere il privilegio di far chiudere una casa che tanto lustro ha dato alla città ed ai messinesi.
E’ stata chiamata la Prof. Carla Fortino, eminente docente di materie giuridiche, poi preside nella nostra provincia, ora in pensione, di dare quanto ella sa e può dare per dare nuovo vigore ad una istituzione che non può, non deve morire.
Il testo del geom. Catalioto, pubblicato sotto il patrocinio del Università di Messina, del Rotary Club di Messina, dell’Ordine equestre del S. Sepolcro di Gerusalemme è il primo passo per invitare la cittadinanza a non trascurare un bene prezioso che esiste da 500 anni.
Nel teatro dell’Ignatianum, alla presenza del Prof. Elio Mazzaglia, della Prof. Elvira Buonfantino, di numerosi soci della nostra Associazione, l’autore del testo, l’Avv. Francesco Spadaro, il geom. Giuseppe Raffa hanno illustrato l’evolversi degli eventi e il cammino dei Gesuiti dalla nascita ad oggi.
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